Mangiare è incorporare un territorio, scriveva ai primi del novecento il geografo francese Jean Brunhes. Il cibo è cultura, tradizione, identità. Attraverso il cibo si può cogliere la vera essenza di un luogo. Proprio il voler far conoscere la storia e la cultura di Prato e provincia è stato il volano per il lancio della manifestazione EatPrato, svoltasi dal 17 al 19 giugno, e della quale vi avevo parlato in precedenza.
La provincia di Prato e la sua identità
La Provincia di Prato sita nel cuore della Toscana, incastonata tra il mare e gli Appennini, ha un passato ricco di storia ed è oggi un centro dinamico e in continuo sviluppo. L’identità di questa terra poggia su un territorio variegato; dove i centri abitati e le zone industriali coesistono, in armonia, con le verdi colline destinate all produzione vinicola e dove spuntano qua e là le ville appartenute ai Medici e ad altre note famiglie toscane di un tempo.
Ma l’anima di questo territorio è indissolubilmente legata ad alcune tradizioni enogastronomiche d’eccellenza tra cui ricordiamo: la mortadella di Prato, i biscotti, il pane, le farine, l’olio, i vini, e tante antiche ricette che sono state tramandate nel tempo.
EatPrato: il blog tour e il food contest
Io ed altre 24 food blogger, grazie ad EatPrato, oltre ad essere state chiamate ad elaborare una ricetta con una selezione di prodotti tipici pratesi, partecipando ad un Food Contest, siamo state invitate a Prato durante la manifestazione per prendere parte ad un blog tour di due giorni.
Abbiamo avuto così l’occasione di scoprire attraverso un percorso cultural-gastronomico di più su questo territorio. Un viaggio all’insegna del gusto, della tradizione, dell’innovazione e della cultura.
Venerdì 17 giugno: alla scoperta della tenuta di Artimino e del centro storico e culturale pratese
Il nostro blog tour è iniziato dalla visita alla tenuta di Artimino, appartenente dagli anni ottanta alla famiglia Olmo, e dove si produce olio e vino fin dai tempi degli Etruschi. All’interno della tenuta si trova la famosa Villa Medicea “La Fernanda”, dal 2013 Patrimonio dell’UNESCO, l’hotel a 4 stelle “Paggeria Medicea”, la fattoria d’Artimino, dove si produce olio e vino tra cui il Carmignano DOCG e il Chianti DOCG e, infine, il ristorante “Biagio Pignatta, che prende il nome dal primo maggiordomo di Fernando I dei Medici.
Appena arrivati alla tenuta ci siamo diretti al ristorante, passando per il meraviglioso giardino che circonda la Villa.
Ad attenderci, al primo piano del locale, in una sala con una terrazza che affaccia su un panorama mozzafiato lo chef Michela Bottasso. Quest’ultima ci ha fatto subito mettere le mani in pasta insegnandoci a preparare due tipi di pasta fresca e il petto d’anatra all’arancia.
A seguire un pranzo ottimo in cui spiccava la pasta fresca autoprodotta e una selezione di alcuni dei piatti più famosi del ristorante, il tutto accompagnato dal vino prodotto dai vigneti della tenuta.
Nel primo pomeriggio, lasciato il ristorante, visitiamo la splendida villa medicea “La Fernanda” conosciuta anche come “la villa dei cento camini” per via dei numerosi comignoli che la caratterizzano.
Costruita nel 1596, per volere di Ferdinando I dei Medici su disegno del Buontalenti, la villa mantiene, ancora oggi, tutto il suo fascino rinascimentale. Bellissimi la Loggia dei Paradisi con gli affreschi di Domenico Cresti e gli appartamenti del Granduca e della Granduchessa.
Nel tardo pomeriggio abbandoniamo la tenuta e ci dirigiamo alla volta del centro storico di Prato.

Il Duomo di Prato
Abbiamo quindi preso parte alla Lectio Magistralis di Aldo Fiordelli critico enogastronomico delle Guide dell’Espresso, dedicata ai 300 anni del Carmignano. Avete letto bene 300 anni, infatti, è nel 1716 che il Granduca Cosimo III de’ Medici individua nell’area di Carmignano la prima Docg della storia. Già all’epoca il vino di Carmignao era ritenuto un’eccellenza da tutelare. Il vino di Carmignano diverso Chianti, grazie alla presenza di vitigni poco diffusi o addirittura sconosciuti nel resto della Toscana e ad una condizione climatica peculiare, è oggi tutelato dal Consorzio di Tutela del Vino di Carmignano, che ha favorito negli ultimi anni la crescita di una produzione di qualità delle Doc del Carmignano: Il Vin Ruspo, Rosato di Carmignano DOC, il Vin Santo e il Barco Reale.
Abbiamo, poi, visitato il museo di Palazzo Pretorio, ammirando le opere di Bernardo Daddi, Giovanni da Milano, Donatello, Filippo e Filippino Lippi, le pale d’altare di Santi di Tito e Alessandro Allori, la gipsoteca di Lorenzo Bartoni e le opere di Jaques Lipchitz.
Dopo la visita la museo ci siamo spostati sul tetto di Palazzo Pretorio per godere della vista panoramica a 360° sulla città e i suoi dintorni e per brindare con i Doc di Carmignano all’apertura ufficiale della manifestazione EatPrato.
A seguire al Castello dell’Imperatore, in piazza delle Carceri, dopo il saluto delle varie autorità locali, è iniziato l’aperiitivo dove si sono degustate tutte le specialità locali, sia in versione tradizionale che rielaborate dall’estro e dalla sapienza dei ristoratori locali.
Sabato 19 giugno: la tradizione dolciaria e di panificazione pratese, un viaggio nel tempo attraverso l’arte tessile e per concludere il cooking show delle due finaliste del food contest
Il giorno seguente, la mattinata è iniziata con colazione e visita alla pasticceria e al laboratorio di Luca Mannori, grandissimo maestro pasticciere, che ha portato Prato alla ribalta della pasticceria mondiale grazie alla sua “Setteveli” che nel 1997 vinse il Campionato del Mondo di pasticceria. La torta di un gusto squisito, specie per chi come me ama il cioccolato, consta di ben sette strati diversi a base di cioccolato e completata da una glassa lucidissima. Io non ho foto di questo incontro perché sono arrivata a Prato più tardi, ma ho avuto modo di gustare la “Setteveli” all’aperitivo della sera prima e vi assicuro che è da provare.
La mattinata prosegue in dolcezza con la visita allo storico biscottificio Antonio Mattei fondato nel 1858 da Antonio Mattei. Il biscottificio è gestito da ormai tre generazioni dalla famiglia Pandolfini, che nel rispetto della tradizione produce e vende i tipici “Biscotti di Prato” alle mandorle e altre specialità dolciarie toscane, come i buonissimi Biscotti della Salute e i cantucci, da non confondersi con i su menzionati biscotti di Prato! Non mancano però l’inventiva e la sperimentazione nel biscottificio Mattei ed è così, che accanto ai prodotti tradizionali ne troviamo di nuovi come la golosa cassatina “Dai-Dai” con biscotto di Prato alle mandorle, nata dalla collaborazione con la storica gelateria artigianale Dai Dai di Castiglioncello.
In tarda mattinata ebri dalla quantità spropositata di zuccheri ingurgitati durante la mattina ci dirigiamo in piazza del Comune. Ad attenderci Marco Bardazzi del Molino Bardazzi e Sergio Fiaschi del Forno Fiaschi due rappresentanti dell’Associazione GranPrato, per parlarci dei segreti della famosa bozza pratese e dell’associazione. La bozza pratese è un pane sciocco come da tradizione toscana e leggermente acido, che ben si presta ad accompagnare le saporite ricette della tradizione pratese come la mortadella di Prato, antico salume cotto e speziato e con una buona dose di Alchermes, un prodotto veramente unico nel suo genere. Alla base dell’impasto della bozza pratese oltre al lievito madre e all’acqua troviamo naturalmente la farina Granprato, derivante dal grano prodotto sul territorio provinciale e macinata con il metodo tradizionale. La farina Granprato come marchio nasce nel 2013, dopo che la creazione dell’Associazione GranPrato, per dare vita a una filiera corta del pane. Per i prodotti GranPrato si utilizza solo frumento prodotto nelle zone cerealicole della provincia di Prato o in aree limitrofe. La farina che si ottiene di tipo 0 -1 è macinata a pietra o da molini a cilindri. Per mantenere inalterate le caratteristiche originarie va utilizzata non prima di 20 giorni e non dopo 4-5 mesi dalla lavorazione. Ogni fornaio che fa parte dell’associazione custodisce il suo lievito madre, unico lievito ammesso nella preparazione dei prodotti. Persino la conservazione, il rinfresco della pasta madre, la cottura del pane e degli altri prodotti da forno e la modalità di vendita sono regolati e controllati dai disciplinari dell’Associazione GranPrato che si sforza ogni giorno di curare quello che il territorio pratese offre nel campo della panificazione. A seguire, sempre in piazza, una magnifica lezione di panificazione con la blogger Stefania Storai del blog Mina e le sue ricette del cuore, che di pane se ne intende. Le sue ricette affondano nel cuore della tradizione pratese per ritrovare ai giorni d’oggi i profumi e i sapori di una volta.
Per il pranzo noi blogger siamo stati divisi in vari sottogruppi, scelta perfetta che ha permesso di testare ad ogni gruppo un ristorante diverso della città. Io ed altre 3 blogger ci siamo accomodate ad uno dei tavoli della grande sala arredata con estro e gusto del ristorante “Il Decanter “.
Qui abbiamo degustato piatti moderni e originali preparati con i prodotti della tradizione locale. Un pranzo delizioso, in un ambiente accogliente e giovane, dove nulla è lasciato al caso e tutto è curato nei minimi dettagli.
Dopo il pranzo ci siamo riuniti di nuovo per la visita guidata al museo del Tessuto di Prato. Prato è nel mondo conosciuta per i suoi filati e i suoi tessuti innovativi e il Museo del Tessuto, seguendo il filo della storia attraverso i vari tessuti, le mode che si susseguono nel corso degli anni e l’evoluzione delle macchine utilizzate nella produzione tessile, mette in luce la grande creatività pratese che si realizza nella moda e che trae ispirazione dall’arte, adattandosi ai tempi che cambiano e sapendo sempre rispondere alle esigenze della società che cambia.
Nel tardo pomeriggio partecipiamo all’esclusivo laboratorio, che EatPrato ha organizzato per noi, delle Pesche di Prato con Paolo Sacchetti, Vice Presidente dell’Accademia Maestri Pasticceri Italiani, che ci accoglie nel laboratorio della sua Pasticceria Nuovo Mondo, e ci spiega i segreti della ricetta delle famosissime Pesche di Prato: due semisfere di pasta brioche farcite con crema pasticciera e una bagna all’Alchermes. Un dolce soffice e buonissimo dove tutti gli ingredienti si combinano alla perfezione esaltandosi a vicenda.
Dopo quest’ultima dose di dolcezza, e dopo che il maestro ci ha gentilmente fatto dono della sua monografia sulle Pesche di Prato con tanto di ricetta, che non vedo l’ora di replicare, ritorniamo in piazza del Comune. Qui hanno avuto luogo i cooking show dei due vincitori, uno per la categoria salata e una per quella dolce, del Food contest Eat Prato.
Io tra l’atro sono arrivata fra i finalisti, per la categoria dolce con la mia Cheesecake ai biscotti di prato e Vermouth. Ad aggiudicarsi la vittoria definitiva fra Coralba Martini di Due cuori e una lasagna, con il suo un Crumble alla pratese con crema al Vermouth e Valeria Fricano di Monolocale del gusto è stata Valeria, con i suoi Gnudi con mortadella di Prato, briciole di biscotti di Prato, scorza di limone e maggiorana. Ecco i piatti delle due finaliste.
Dopo la premiazione noi blogger abbiamo lasciato Prato, con un bagaglio di nuove conoscenze e sapori.
É stato un blog tour fantastico, grazie ad EatPrato ho conosciuto meglio Prato e il suo intorno. Ho avuto modo, inoltre, di conoscere pasticcieri e artigiani che fanno del loro mestiere una passione e una missione e in ultimo, ma non per importanza, ho avuto il grande piacere di rivedere alcune e di conoscere di persona tante altre blogger che mi hanno accompagnato in questo viaggio con la loro simpatia.
Un grazie speciale a Chiara Brandi di Forchettina giramondo che ha curato la parte comunicazione e social di EatPrato e che ha organizzato con professionalità il blog tour, curandolo in ogni minimo dettaglio e riuscendo a proporci sempre attività piacevoli e interessanti.
Non mi resta che invitarvi a visitare quindi Prato e i suoi dintorni. Come potete vedere di cose da scoprire e gustare ce ne sono a iosa e un fine settimana da dedicare per conoscere i nostri territori è sempre un fine settimana ben speso. 😉
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